“Capire la Cina non è soltanto
impossibile, ma inutile.” Cosi lo scrittore Ennio Flaiano decrive, o meglio non
descrive, un paese complesso e indecifrabile, scenario di una storia antica e
grandiosa.
Capire la Cina è impossibile,
perchè, entrare in un mondo tradizionalista e al tempo stesso in continuo
movimento, un mondo in cui passato, presente e futuro non solo convivono ma
sopravvivono l'uno grazie all'altro, rende decisamente insensata la
formulazione di alcun giudizio.
Capire la Cina è inutile, se
pensiamo che è stata in grado di ospitare un evento di portata mondiale e di
mantenere al tempo stesso la propria identità storica stupefacente, che ha
avuto il coraggio di esporsi al mondo intero volendo finalmente affermare una
grandezza a molti nascosta.
I viaggi, i luoghi, le persone
sono il cardine della nostra crescita personale e la scoperta, l'avventura, la
novità sono esperienze indispensabili all'essere umano per capirsi e capire gli
altri.
Fabrizio Capsoni ha intrapreso un viaggio in una terra spesso
considerata ostile per via di stereotipi da troppo tempo insiti nella civiltà
occidentale. Egli ha dissotterrato i tesori sepolti da milioni di anni di
storia e pregiudizi. L'intento della mostra è quello
di presentare agli occhi dell'occidente la realtà di un paese,
esattamente per ciò che è e non per come lo si immagina. Le foto vogliono
rendere giustizia ai molti lati di un popolo fiero, sicuro, orgoglioso,
ospitale e solidale.
Sono rappresentazioni di vita
quotidiana in cui è possibile notare il forte interesse per l'arte
contemporanea, l'ordine e la pulizia che regnano per le strade e nei
ristoranti, l'entusiasmo dei bambini che pur vivendo in un luogo difficile non
perdono mai il sorriso, la solidarietà di una giovane ragazza che si rende
disponibile con i più anziani, l'amore per la patria che non viene mai svilito
nonostante la grande ammirazione per l'occidente, il rispetto per i luoghi, la
fierezza, l'orgoglio, l'organizzazione, la modernità!
A pochi mesi dalle Olimpiadi di
Londra è importante ricordare la cordialità e l'impegno con cui quattro anni
fa, la Cina, si è trasformata nel più grande palcoscenico al mondo su cui si
sono esibiti non solo gli attori canonici, gli atleti, ma una nuova e più ampia
“compagnia teatrale”: il popolo cinese.
L'occhio del fotografo, Capsoni, infatti non si concentra
sull'evento olimpico in se ma su tutto ciò che lo circonda ed in particolare
sul modo in cui i cinesi affrontano il cambiamento.
Sembra quasi che la mostra nasca
direttamente da queste parole dello scrittore Simon Leys: “Il fascino unico che
la Cina esercita su coloro che l'avvicinano può essere paragonato
all'attrazione tra i sessi. Di fatto si basa su una realtà elementare: dal
punto di vista occidentale, la Cina è semplicemente il polo opposto
dell'esperienza umana. Le altre grandi civiltà sono morte (Egitto, Mesopotamia,
America precolombiana) o sono troppo vicine a noi (Islam, India) per dare luogo
a un contrasto così assoluto, a un'originalità così radicale e illuminante come
quella della Cina. La Cina è l'indispensabile Altro che l'Occidente deve
incontrare per prendere davvero coscienza del profilo e dei limiti del suo Io
culturale.”
La Cina è una realtà complessa e
misteriosa che inevitabilmente l'occidente fatica a comprendere e le fotografie
di Fabrizio Capsoni vogliono dunque
cercare di creare un ponte tra due poli opposti, vogliono mostrare
all'individuo i propri limiti, vogliono parlare allo spettatore e vogliono dire
che ognuno deve imparare a conoscere il diverso, l'Altro, per poter infine
conoscere l'Io, se stesso.
Luisa Depaoli
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